martedì 20 gennaio 2009

CONFUSA

Io sono una pacifista, una pacifista. Nel senso che credo che la nonviolenza non abbia dei limiti, dei confini, degli obiettivi al di fuori della sua portata. E lo sono sempre stata in fondo. Ma la mia situazione non e' statica..non sono una di quelle che non cambia mai idea, anzi, la nonviolenza e' il concetto per me piu' mutevole e sfaccettato che abbia mai concepito.

Nonviolenza una parola sola. Nonviolenza non come negazione, ma come affermazione, come diritto, come positiva azione che tende a spezzare il cerchio della violenza intesa come reazione. Nonviolenza come petra miliare della strada verso la pace.

Pace, pace una parola sola. Sola nel senso che nessuno sta dalla sua parte, pace come tutti la vogliono ma nessuno se la prende, pace come io ballo da sola, pace non come contrario di guerra, ma lingua dove la parola guerra non esiste.

Eppure oggi, sola nella mia stanza, pace e nonviolenza perdono il loro significato. E so dove lo hanno perso. Cosi' torno sui miei passi, torno laddove le ho viste l'ultima volta, torno a cercare quello che ho perso. Torno tra le case distrutte di Gaza, torno tra le urla della madre che piange suo figlio, torno tra le macerie. Torno e cerco. Eppure, ogni sguardo, ogni inquadratura, ogni volto, mi restituisce un riflesso di una me stessa che non riconosco piu'. Dove sono io in quelle immagini di disperazione? dove e' la pace? dov'e' la nonviolenza?

Ma anche se non mi stanco di cercare, il freddo d'improvviso mi strema. E mi ritrovo seduta su di un sasso, di fronte all'immagine del mio essere umana e il freddo glaciale della mie emozioni mi strema. Mi strema al punto tale che non ricordo pu' chi ha cominciato, chi ha ragione, chi sapeva ed ha taciuto, chi non ha fatto niente, chi poteva ma si e' trattenuto, chi ha avuto paura, chi ha fatto solo i suoi interessi.

Ha tanta importanza chi ha ragione? Davvero esiste un bene ed un male? Oppure siamo solo bandierine al vento che seguono una corrente artificiale che alla fine le portera' comunque tutte al mare? Davvero tanti morti valgono un obiettivo piu' grande? E dove finiscono le loro vite? Diciamo che si sono spezzate, ma dove sta' l'altra parte?

E le nostre di vite? Puo' essere che ogni vita che se ne va in realta' porti via anche un po' della nostra di vita? E se ogni persona che muore in realta' ci porta via un po' del nostro essere umani, un po' della nostra civilta', un po della nostra anima, quanta ne rimarra' alla fine?