Poco tempo fa ho scritto un saggio per l‘Universita’, per un corso in assistenza umanitaria, che uno dei problemi piu’ grossi che la comunita’ internazionale si trova ad affontare oggi e’ quello della distanza dalle comunita’ che si intende aiutare.
In questo contesto poco dopo ho inserito il concetto dello spazio degli invisibili, un concetto che si rifa’ alla relazione tra urbanistica ed organizzazione degli spazi, nello specifico riferito ai campi profughi.
Poco dopo, in un corso in Medio oriente mi sono incimentata ad analizzare, del tutto per caso, le rivolte in Iran a seguito delle elezioni del presidente. In questo saggio di ricerca per la prima volta mi sono trovata nella situazione in cui la miei piu’ complete fonti di informazione erano blogs, twitter, facebook e you tube. Il principio di per se mi ha lasciato da prima sconcertata: da studente datata, cresciuta in un sistema tradizionale e abbastanza rigido come quello italiano, non mi piaceva l’idea di usare mezzi di informazione cosi’ poco ortodossi, e temevo per la credibilita’ della mia ricerca.
Il semestre dopo pero’, ancora una volta mi trovo a scrivere un saggio di ricerca su Al Qaeda e di fatto devo fare affidamento sulle comunicazioni internet dell’organizzazione per ricorstruirne la struttura informativa. La mia ricerca partiva da un conferenza a Columbia dove Leoluca Orlando, ex sindaco di Parlemo, parlava del concetto di identita’ distorta usato dalla Mafia per rifarsi a concetti propri dell’identita’ siciliana e proporre una identita’ compatibile e cucita sopra i valori originali, in questo modo riempiti di nuovi contenuti (ad esempio il valore dell’onore, della famiglia, etc). Il mio punto era trovare quali di questi valori Al Qaeda utilizzasse per rifarsi ad una commune identita’ musulmana.
Prima ancora di questo saggio, una delle mie prima ricerche fu sull’identita’ palestinese e quella israeliana e le relazioni tra questi due valori espresse nella dinamica del conflitto. Il mio argomento qui era quello che il conflitto israelo-palestinese non poteva essere affrontato senza dare l’adeguata importanza al discorso identitario, che di per se si radica in una trappola storica dove la vera posta in gioco e’ una definizione di se stessi nata con il conflitto stesso che quindi si radica nella sua struttaura piu’ intima.
Oggi leggendo “New Technologies In emergencies and conflicts” pubblicato dalla United Nations Foundations, scritto da Coyle Diane and Patrick Meier, ho cominciato a riflettere su cosa mi stava portando ad interessarmi cosi’ tanto di questa cosa del crisis mapping e delle nuove tecnologie applicate alle emergenze.
Molto di quello su cui ho lavorato in questi due anni in verita’ sta prendendo forma: dal costruttivismo, all’interesse per l’identita’, all’importanza dell’individuo, al mio tentativo di trovare una implementazione al concetto di Protection che sia non piu’ rights-based, ma person-based, alla distorsione di valori per scopi propagandistici, alla intersezione con la costruzione dell’identita’ e della lotta per l’identita’ con il conflitto. E su questa base si passa al livello superiore della espressione politica, il potere dei media e della comunicazione, l’impulso a scappare delle reti di controllo informatico ed il loro valore politico e sociale. Ed infine lo spazio. Lo spazio come espressione fisica e come luogo della riorganizazzione sociale, lo spazio che diventa spazio identitario di esclusione ed inclusione da una identita’. Ma lo spazio anche come link tra la a-spazialita’ della rete e la localizzaione degli attori che interagiscono nella rete, cosi come la localizzazione degli effetti che queste interazioni producono.
In questo persorso mentale le potenzialita’ che le nuove tecnologie hanno ed il loro impatto sulle emergenze umanitarie e’ fortemente radicato in tre concetti fondamentali:
- l’identita’ come variabile principale da tenere in considerazione in una qualsiasi valutazione del come, dove quando, cosa e perche’ (individuo e comunita’ sopra una statica definizione di diritti)
- l’accesso bi-direzionale, inteso come accesso alle informazioni ma anche l’accesso ad essere fonte di informazioni
- lo spazio, come parte fondamentale della dinamica in contesto umanitario che deve essere tenuto in considerazione in termini di percorsi individuabili e come espressione visiva di trend che possono essere in questo modo utilizzati o influenzati. Ma anche lo spazio che di per se e’ parte integrante delle emergenze umanitarie come contesto spaziale e temporale di interazione e come urbanistica politica della organizzazione sociale.
Questi tre concetti sono intersecati uno con l’altro in una dinamica elestica, dove I posibili risultati possono essere influenzati enormemente dallo sviluppo del concetto di crisis mapping applicato a crowdsourcing tools e da tutte le tecnologie di comunicazione a basso costo che stanno emergendo. Questo mi esalta, il vedere una quantita’ di possibili strade che si aprono su scenari potenzialmente infiniti!
Mille altre idee stanno emergendo
In questo contesto poco dopo ho inserito il concetto dello spazio degli invisibili, un concetto che si rifa’ alla relazione tra urbanistica ed organizzazione degli spazi, nello specifico riferito ai campi profughi.
Poco dopo, in un corso in Medio oriente mi sono incimentata ad analizzare, del tutto per caso, le rivolte in Iran a seguito delle elezioni del presidente. In questo saggio di ricerca per la prima volta mi sono trovata nella situazione in cui la miei piu’ complete fonti di informazione erano blogs, twitter, facebook e you tube. Il principio di per se mi ha lasciato da prima sconcertata: da studente datata, cresciuta in un sistema tradizionale e abbastanza rigido come quello italiano, non mi piaceva l’idea di usare mezzi di informazione cosi’ poco ortodossi, e temevo per la credibilita’ della mia ricerca.
Il semestre dopo pero’, ancora una volta mi trovo a scrivere un saggio di ricerca su Al Qaeda e di fatto devo fare affidamento sulle comunicazioni internet dell’organizzazione per ricorstruirne la struttura informativa. La mia ricerca partiva da un conferenza a Columbia dove Leoluca Orlando, ex sindaco di Parlemo, parlava del concetto di identita’ distorta usato dalla Mafia per rifarsi a concetti propri dell’identita’ siciliana e proporre una identita’ compatibile e cucita sopra i valori originali, in questo modo riempiti di nuovi contenuti (ad esempio il valore dell’onore, della famiglia, etc). Il mio punto era trovare quali di questi valori Al Qaeda utilizzasse per rifarsi ad una commune identita’ musulmana.
Prima ancora di questo saggio, una delle mie prima ricerche fu sull’identita’ palestinese e quella israeliana e le relazioni tra questi due valori espresse nella dinamica del conflitto. Il mio argomento qui era quello che il conflitto israelo-palestinese non poteva essere affrontato senza dare l’adeguata importanza al discorso identitario, che di per se si radica in una trappola storica dove la vera posta in gioco e’ una definizione di se stessi nata con il conflitto stesso che quindi si radica nella sua struttaura piu’ intima.
Oggi leggendo “New Technologies In emergencies and conflicts” pubblicato dalla United Nations Foundations, scritto da Coyle Diane and Patrick Meier, ho cominciato a riflettere su cosa mi stava portando ad interessarmi cosi’ tanto di questa cosa del crisis mapping e delle nuove tecnologie applicate alle emergenze.
Molto di quello su cui ho lavorato in questi due anni in verita’ sta prendendo forma: dal costruttivismo, all’interesse per l’identita’, all’importanza dell’individuo, al mio tentativo di trovare una implementazione al concetto di Protection che sia non piu’ rights-based, ma person-based, alla distorsione di valori per scopi propagandistici, alla intersezione con la costruzione dell’identita’ e della lotta per l’identita’ con il conflitto. E su questa base si passa al livello superiore della espressione politica, il potere dei media e della comunicazione, l’impulso a scappare delle reti di controllo informatico ed il loro valore politico e sociale. Ed infine lo spazio. Lo spazio come espressione fisica e come luogo della riorganizazzione sociale, lo spazio che diventa spazio identitario di esclusione ed inclusione da una identita’. Ma lo spazio anche come link tra la a-spazialita’ della rete e la localizzaione degli attori che interagiscono nella rete, cosi come la localizzazione degli effetti che queste interazioni producono.
In questo persorso mentale le potenzialita’ che le nuove tecnologie hanno ed il loro impatto sulle emergenze umanitarie e’ fortemente radicato in tre concetti fondamentali:
- l’identita’ come variabile principale da tenere in considerazione in una qualsiasi valutazione del come, dove quando, cosa e perche’ (individuo e comunita’ sopra una statica definizione di diritti)
- l’accesso bi-direzionale, inteso come accesso alle informazioni ma anche l’accesso ad essere fonte di informazioni
- lo spazio, come parte fondamentale della dinamica in contesto umanitario che deve essere tenuto in considerazione in termini di percorsi individuabili e come espressione visiva di trend che possono essere in questo modo utilizzati o influenzati. Ma anche lo spazio che di per se e’ parte integrante delle emergenze umanitarie come contesto spaziale e temporale di interazione e come urbanistica politica della organizzazione sociale.
Questi tre concetti sono intersecati uno con l’altro in una dinamica elestica, dove I posibili risultati possono essere influenzati enormemente dallo sviluppo del concetto di crisis mapping applicato a crowdsourcing tools e da tutte le tecnologie di comunicazione a basso costo che stanno emergendo. Questo mi esalta, il vedere una quantita’ di possibili strade che si aprono su scenari potenzialmente infiniti!
Mille altre idee stanno emergendo
10 commenti:
Bella come stai? Che fai di bello negli States? Chissa se ti ricordi di me! Io sono diventata mamma e lavoro con i bimbi, ho abbandonato un po l'antropologia pero leggendo il tuo blog vedo tante tematiche interessanti che mi hanno tormentato....chissa magari prima o poi riusciro a buttar giu un progetto di dottorato decente? per ora ti mando un bacione!
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