domenica 19 febbraio 2012

Sono Tornata!

Wow, sono passati 2 anni all'ultima volta che ho scritto su questo blog. Due anni in cui sono succede parecchie cose quindi ne faro' una veloce panoramica, prima di lanciarmi sul motivo del mio ritorno e su cosa ne sara' di Storie di Ordinaria Follia da oggi in poi.

Ho finito il mio master negli Stati Uniti, dopo due anni in cui credo di non aver mai studiato cosi' tanto, letto cosi' tanto ed essermi incazzata cosi' tanto. Mi sono fatta un debito che paghero' ancora per almeno 3.5 anni, ma ne e' valsa la pena. Columbia University non e' solo una Ivy League School per il nome, ma anche perche' di fatto ti fa spaccare le schiena cosi' tanto che alla fine o sei una capra, o devi per forza imparare a ragionare, criticare e collegare tutto cio' che hai studiato negli anni precendenti. Credo anche che non avrei tratto cosi' tanto vantaggio da un master in una scuola americana se non avessi avuto il bagaglio di conoscenza che mi ha dato la scuola italiana, ma questa e' un altra storia (o un altro blog post).

Durante l'ultimo anno del mio master, e ben evidente dai miei ultimi blog posts prima di questo, ho incominciato ad interessarmi ed appassionarmi all'uso di nuove tecnologie, delle applicazioni di nuove tecnologie a problemi di assistenza umanitaria, politica eed identitaria. Cosi' al giorno della mia laurea, maggio 2010, mentre aspettavo che chiamassero il mio nome per darmi il tanto agognato, (e caro) pezzo di carta, ho deciso che questo era quello che volevo fare, e che molto probabilmente avrei preferito percorrere una strada meno battuta ma senz' altro piu' divertente.

Ed e' cosi che oggi sono una Consulente per l'uso di nuove tecnologie e nuovi media, tecnologia mobile e crowdsourcing. Mi sono trasferita a Nairobi, anche se devo essere sincera che da un anno che ci vivo, non ci ho mai passato piu' di 2 settimane di fila. In compenso viaggio in continuazione, specialmente in Africa.

Ho il mio blog "professionale" in Inglese, Diary of a Crisis Mapper, ne trovate il link in alto. Da quando ho cominciato quel blog mi sono accorta che non avevo piu' uno spazio (ed il tempo) per un blog personale, ergo la decisione di ricominciare Storie di ordinaria follia.

Mi sono chiesta se volevo cambiarne il titolo, visto che questo blog era nato come diario del mio anno in Palestina, ma ho deciso che in fondo, l'ordinaria follia che ho trovato li, la sto trovando un po' ovunque nel mondo. Ci saranno un po' di cambiamenti comunque, come il design delle pagine, devo ancora fare un po' pulizie, ma entro un paio di giorni ci sara' la versione definitiva.

Non lo so se Storie di Ordinaria Follia sara' solo personale o una mescolanze di professionale e personale, perche' in fondo ho sempre fatto fatica a separare le due cose nella mia vita, ma so per certo che anche questa sara' un altra avventura.

Mondo italiano: sono tornata!





lunedì 19 aprile 2010

Delirio da Crisis Mapper

Poco tempo fa ho scritto un saggio per l‘Universita’, per un corso in assistenza umanitaria, che uno dei problemi piu’ grossi che la comunita’ internazionale si trova ad affontare oggi e’ quello della distanza dalle comunita’ che si intende aiutare.

In questo contesto poco dopo ho inserito il concetto dello spazio degli invisibili, un concetto che si rifa’ alla relazione tra urbanistica ed organizzazione degli spazi, nello specifico riferito ai campi profughi.

Poco dopo, in un corso in Medio oriente mi sono incimentata ad analizzare, del tutto per caso, le rivolte in Iran a seguito delle elezioni del presidente. In questo saggio di ricerca per la prima volta mi sono trovata nella situazione in cui la miei piu’ complete fonti di informazione erano blogs, twitter, facebook e you tube. Il principio di per se mi ha lasciato da prima sconcertata: da studente datata, cresciuta in un sistema tradizionale e abbastanza rigido come quello italiano, non mi piaceva l’idea di usare mezzi di informazione cosi’ poco ortodossi, e temevo per la credibilita’ della mia ricerca.

Il semestre dopo pero’, ancora una volta mi trovo a scrivere un saggio di ricerca su Al Qaeda e di fatto devo fare affidamento sulle comunicazioni internet dell’organizzazione per ricorstruirne la struttura informativa. La mia ricerca partiva da un conferenza a Columbia dove Leoluca Orlando, ex sindaco di Parlemo, parlava del concetto di identita’ distorta usato dalla Mafia per rifarsi a concetti propri dell’identita’ siciliana e proporre una identita’ compatibile e cucita sopra i valori originali, in questo modo riempiti di nuovi contenuti (ad esempio il valore dell’onore, della famiglia, etc). Il mio punto era trovare quali di questi valori Al Qaeda utilizzasse per rifarsi ad una commune identita’ musulmana.

Prima ancora di questo saggio, una delle mie prima ricerche fu sull’identita’ palestinese e quella israeliana e le relazioni tra questi due valori espresse nella dinamica del conflitto. Il mio argomento qui era quello che il conflitto israelo-palestinese non poteva essere affrontato senza dare l’adeguata importanza al discorso identitario, che di per se si radica in una trappola storica dove la vera posta in gioco e’ una definizione di se stessi nata con il conflitto stesso che quindi si radica nella sua struttaura piu’ intima.

Oggi leggendo “New Technologies In emergencies and conflicts” pubblicato dalla United Nations Foundations, scritto da Coyle Diane and Patrick Meier, ho cominciato a riflettere su cosa mi stava portando ad interessarmi cosi’ tanto di questa cosa del crisis mapping e delle nuove tecnologie applicate alle emergenze.

Molto di quello su cui ho lavorato in questi due anni in verita’ sta prendendo forma: dal costruttivismo, all’interesse per l’identita’, all’importanza dell’individuo, al mio tentativo di trovare una implementazione al concetto di Protection che sia non piu’ rights-based, ma person-based, alla distorsione di valori per scopi propagandistici, alla intersezione con la costruzione dell’identita’ e della lotta per l’identita’ con il conflitto. E su questa base si passa al livello superiore della espressione politica, il potere dei media e della comunicazione, l’impulso a scappare delle reti di controllo informatico ed il loro valore politico e sociale. Ed infine lo spazio. Lo spazio come espressione fisica e come luogo della riorganizazzione sociale, lo spazio che diventa spazio identitario di esclusione ed inclusione da una identita’. Ma lo spazio anche come link tra la a-spazialita’ della rete e la localizzaione degli attori che interagiscono nella rete, cosi come la localizzazione degli effetti che queste interazioni producono.

In questo persorso mentale le potenzialita’ che le nuove tecnologie hanno ed il loro impatto sulle emergenze umanitarie e’ fortemente radicato in tre concetti fondamentali:

- l’identita’ come variabile principale da tenere in considerazione in una qualsiasi valutazione del come, dove quando, cosa e perche’ (individuo e comunita’ sopra una statica definizione di diritti)

- l’accesso bi-direzionale, inteso come accesso alle informazioni ma anche l’accesso ad essere fonte di informazioni

- lo spazio, come parte fondamentale della dinamica in contesto umanitario che deve essere tenuto in considerazione in termini di percorsi individuabili e come espressione visiva di trend che possono essere in questo modo utilizzati o influenzati. Ma anche lo spazio che di per se e’ parte integrante delle emergenze umanitarie come contesto spaziale e temporale di interazione e come urbanistica politica della organizzazione sociale.

Questi tre concetti sono intersecati uno con l’altro in una dinamica elestica, dove I posibili risultati possono essere influenzati enormemente dallo sviluppo del concetto di crisis mapping applicato a crowdsourcing tools e da tutte le tecnologie di comunicazione a basso costo che stanno emergendo. Questo mi esalta, il vedere una quantita’ di possibili strade che si aprono su scenari potenzialmente infiniti!

Mille altre idee stanno emergendo 

domenica 4 aprile 2010

SWIFT RIVER e USHAHIDI: UNA RIVOLUZIONE POLITICA


Ushahidi e' solo un programma. Un semplice, open source programma informatico. Fino a pochi mesi fa qualsiasi cosa legata con l'informatica era per me astrusa, complicata, fondamentalmente stupida e frustrante. Per me il Pc e' sempre stato un mezzo necessario, indispensabile ormai, utile alle volta, ma mai particolarmete interessante in se per se. Quello che mi interessava era il sapere a cui potevo accedere tramite il mezzo.
Oggi il computer e' per me il mezzo attraverso il quale la nuova rivoluzione politica sta iniziando. La nuovo rivoluzione politica si chiama Ushahidi ed e' destinato a cambiare le cose.
Ma cominciamo dall'inizio. All'inizio c'erano 5 individui e le elezioni in Kenya del 2008. Dopo le elezioni nel paese scoppia il caos e questi cinque individui, che sono tutti programmatori, decidono di creare una piattaforma online dove chiunque puo' mandare con un SMS dal suo telefonino informazioni su cosa sta succedendo intorno a lui. Non solo, la piattaforma puo' anche prendere informazioni da twetter, facebook, you tube. In aggiunta, sulla piattaforma vengono anche riportate le informazioni provenienti da giornalisti nei media locali ed internazionali. Tutte queste informazioni pero' appaioni su una mappa; ogni singolo evento viene mappato sulla cartina dell Kenya, fornendo un risultato molto semplice ed a tempo stesso rivoluzioniario: la mappatura di quanto avvenuto in Kenya in quesi mesi, il tutto categorizzato, geo-localizzato e inserito in una linea temporale coerente.
Ushahidi da allora e' cresciuto ed ha girato il mondo. Da li e arrivato in India, the US, Gaza, etc: essendo open source ogni persona o gruppo che vuole puo' creare la propria piattaforma Ushahidi e modificarla a suo piacimento.
Non solo. Ushahidi rivoluziona in immediato il normale flusso di informazioni in situazioni di emergenza o di crisi: non piu' giornalisti che osservano e pubblico che guarda, con la massa degli reali testimoni relegata nel suo roulo di vittima passiva dell'intero flusso di informazioni. Con Ushahidi la voce dei testimoni, delle vittime e della gente, trova la sua strada ed esce allo scoperto incontrollabile. L'informazione, fulcro del potere dei nostri giorni e delle nostre democrazie, viene in qualche modo svincolata dal suo normasle flusso di transito e diventa strumento di potere delle masse.
E poi e' arrivato il figliol prodigo: Swift River. perche' con Ushahidi il vero problema diventa evidente. Quando l'informazione e tanta, diventa facilmente troppa, e in un mare di informazioni ci si perde. Come con Internet, qualsiasi cosa cerchi puoi trovare tutto ed il contrario di tutto, e ancora non capire chi devi ascoltare. Ed e' qui che entra in gioco il nostro nuovo gioco. Swift River e' un semplice filtro: tu immetti le informazioni, ancora una volta da Twitter, SMS, facebook, news feeds, e-mail, e Swift filtra. ma non solo: Swift e' come un bambino piccolo, bisogna insegnarli come fare, ma una volta che impara, non se lo scorda piu'. Quello che succede e' semplice. Innanzi tutto tu puoi per prima cosa vedere quali informazioni vengono riportate da piu' fonti e quindi confermate; queste fonti in qualche modo condividono ora un grado di credibilita'. E questa credibilita' viene indicata con un punteggio da 1 a 100. Non solo, tu puoi cominciare ad eleborare delle categorie sotto le quali vedere e categorizzare l'importanza delle informazioni, e quindi puoi "Taggare" ogni informazione con una categoria. Il sistema impara le categorie, il punteggio di credibilita' e comincia fare dei calcoli con i suoi algoritmi per riconoscere queste categorie automaticamente dalle parole contenute nel messaggio. Oltre a questo, il sistema consente di evidenziare quali sono le fonti piu' autorevoli, senza che tu debba necessarimente sapere chi esattamente sono queste fonti. Questa e' la vera rivoluzione: se il numero di cellulare 2345XXXX manda ripetutamente dei messaggi che non vengono mai confermati da nessuna altra fonte allora avra' uno score medio. Se lo stesso numero manda SMS che vengono sempre, anche a posteriori, confermati da altre fonti, allora questo numero avra' un grado di credibilita' piu' alto. Se lo steso numero mi manda SMS che si rivelano sempre falsi, allora avra' uno score a 0. Questo significa che potenzialmente l'individuo X puo' avere molta piu' credibilita' del giornale nazionale gestito dal governo. Questo sistema crea una rete di fonti di informazione credibili che si autoalimenta ed espande con l'ampliarsi del flusso di informazioni e che potenzialmente diventa la fonte primaria di informazioni vitali. In un contesto di emergenza, dove tutte le informazioni sono vitali e dove la gestione di queste informazioni e' uno dei problemi piu' grandi, Swift River ed Ushahidi sono il futuro. Ma l'intero progetto Ushahidi ha potenzialita' ben al di fuori delle emergenze e delle crisi: Ushahidi e Swift River sono l'anarchia organizzata di cui vaneggio da tempo, l'ordine senza polizia, lo stato senza il governo: e' una nuova rivoluzione politica dove la posta in gioco e' il controllo delle fonti di informazione, da sempre nelle mani di pochi.

La e-Revolution e' cominciata! (Arrivera' mai in Italia? bah)

venerdì 13 novembre 2009

LO SPAZIO DEGLI INVISIBILI

In uno dei miei primi post ho parlato del concetto di Direct Democracy, o democrazia diretta, impersonato nel concetto di authanarchy cosi' come espresso da Akiva Orr nel suo omologo pamphlet.

Uno dei concetti espresso da Akiva nel suo manifesto sulla Democrazia Diretta e' il potere che ogni cittadino deve avere (sempre) di decidere, votare o revocare una decisione presa, e la totale mancanza di rappresentanza nell'esercizio di questo potere.

Una delle critiche piu' forti a questo concetto e' come fare passare da un sistema organizzato come la democrazia rappresentativa ad un sistema di democrazia diretta senza una rivoluzione violenta o il rischio di una guerra civile. Nella pratica il problema si esprime in termini di cambiamento del sistema vs cambiamento nel sistema. Il cambiamento del sistema porta inesorabilmente alla distruzione del sistema precendente, con tutti i rischi connessi. Un cambiamento nel sistema dall'altro lato prevede la creazione di misure di contenimento dei danni, ma non alla soluzione del problema. Tutto questo naturalmente partendo dal presupposto che le vere cause dei problemi sono intrinseche nel sistema stesso e nella sua struttura primordiale.

Io stessa mi sono spesso chiesta come e in che modo, senza contemplare l'uso della violenza, sia possibile costruire un sistema veramente democratico come la democrazia diretta senza incorrere nel rischio che la distruzione del sistema precedente porti a troppi danni collaterali o alla totale mancanza di basi per poter costruire poi un'altro sistema sulle ceneri del precedente.

Finche', pochi giorni fa, non ho avuto una brillante conversazione con la mia coinquilina, una architetto palestinese, creasciuta a Gerusalemme ed ora a NY per fare un master e possibilmente un dottorato. Nora mi ha spiegato il concetto di autodeterminazione urbanistica cosi' come studiato nel cosiddetto spazio degli invisibili, i campi profughi.

Il concetto e' molto semplice. In un posto come i campi profughi, dove non esiste pianificazione urbanistica ne' regole urbanistiche da seguire, la popolazione, in assenza totale di regolamentazioni, si auto-organizza e gestisce il proprio spazio in totale anarchia, ma senza sopprusi. La popolazione dei campi profughi auto-crea e gestisce i propri spazi senza per questo incorrere in eccessive problematiche e ottenendo di fatto spesso un risultato molto migliore di quanto non ottenga l'urbanistica pianificata delle citta'.

Applicato al concetto di politica questo concetto e' assolutamente brillante. Nella nostra idea di anarchia, come assenza di potere organizzato e di gerarchia, ma anche di ordine e di regole (che io non condivido come definizione di anarchia , ma uso qui a titolo di esempio) lo spazio politico dei campi profughi rappresenta cosa ccade quando non esiste piu' un sistema. La autodetrminazione dei popoli non e' un diritto che viene dato dall'alto, ma e' una forma di organizzazione politica che si sviluppa da sola.

In Somalia l'anno scorso 6 studenti si sono laureati in medicina all'universita' di Mogadisho. In Somalia non esiste un governo da almeno 10 anni che abbia il controllo sul paese e tantomeno su Mogadisho. Eppure, non solo la vita va avanti, ma la gente si autorganizza e riesce a fare le stesse cose che noi consideriamo associate alla sola esistenza di un potere centrale democratico e rappresentativo.

L'esperimento politico dei campi profughi e' estremamente interessante: il concetto di self- determination infatti si esprime in un ambiente dove non esiste alcuna struttura di base, alcuna autorita' con potere di enforcement spesso, e dove la totale gestione e creazione della societa' e' lasciata al potere o volere delle singole persone. Quello che ne viene fuori e' un sistema basato sulla autodecisione, sulla democrazia diretta, che porta ad uno stato di welfare, che non e' uno stato ma una sociata' di welfare, che si prende cura delle categorie piu' deboli, che provvede alla suddivisione delle risorse e degli introiti. La stessa educazione spesso e' completamente autogestita, e cosi' vale per la sicurezza e l'economia di mercato.

E' lo spazio degli invisibili, dove vengono relegati coloro che non si vogliono vedere, in questo sistema di apartheid globale dove esistono categorie di invisibili che vengono isolati anche dal punto di vista urbanistico, una partheid spaziale e politica, che vediamo anche nelle nostre citta', a partire dal muro cotruito a Padova per isolare gli immigrati, dai cancelli degli ex-CPT, alle barriere di Genova nel 2001. Lo spazio come espressione dell'apartheid politica. Questo spazio diventa arena politica di creazione di una nuova struttura sociale, una struttura basata sull'autodecisione e sulla autogestione, che porta ad una espressione di democrazia che non ha niente a che vedere con quella che noi ipotizziamo sola e possibile.

Ed ora la domanda e'..cosa succede quando questo spazio si apre? Cosa viene fuori e cosa entra? Quando saranno di piu' quelli fuori che quelli dentro, come gli invisibili si riprenderanno il loro spazio?

mercoledì 1 aprile 2009

SULL'ANARCHIA (e sul comunismo): DISCORSO TRA TIZIO E CAIO (TERZO TEMPO)


TIZIO: Allora, cosa mi dici del diritto alla proprieta' privata, come faccio a proteggere i miei diritti, senza governo o istituzioni?
CAIO: Siamo alle solite. Ogni volta che si parla dei diritti inviolabili dell'uomo salta fuori che la proprieta' privata e' uno di questi. E' da quel bravo ragazzo di Locke, poi Rousseau, poi ancora le varie costituzioni, ci raccontano questa vaccata da anni ed anni. E noi siamo cosi' abituati al fatto che e' cosi' che non ci azzardiamo a metterlo in discussione.
TIZIO: Allora sei un comunista!!
CAIO: Innanzi tutto sfatiamo questo mito sul comunismo. Cos'e' comunismo?
Se facciamo questa domanda a persone prese a caso in mezzo alla strada di qualunque paese, avremo sempre delle risposte diverse, ma tutte con un unica matrice: il regime comunista russo, oppure il regime comunista cinese. Ora, io sono una giurista in questo, ed amo le definizioni precise. Il comunismo e' un termine inventato da Marx, e quindi comunista e' la teoria economica di Marx. Marx non ha scritto trattati di politologia, Mark era un economista, ed quindi parla di teorie economiche. Marx non parla di una dittatura del proletariato in termini di lugo periodo: la dittatura del proletariato e' per Marx una fase intermedia e temporanea che serve al proletariato per creare la coscienza di classe, che dissolvera' la necessita' di un governo e fara' si che sia la coscienza delle persone a farle decidere su come amministrare le proprie risorse. La teoria economica di Marx non e' mai stata applicata. Ci si e' provato, si ha preso ispirazione dalle sue idee, ma non si e' mai riuciti a realizzare quello che Marx proponeva come soluzione al problema di classe ed all'esistenza del capitalismo.
TIZIO; Vedi allora che mi dai ragione, il comunismo e' stato un fallimento quando e' stato attuato ed ha portato a terribili dittature e regimi, quindi e' una teoria sbagliata.
CAIO: No, una teoria non e' solo sbagliata o giusta, una teoria ha degli assunti di base e delle soluzioni proposte, ma queste due non sono la stessa cosa. Una teoria e' appunto teorica, la realta' e' per definizione, reale. Si puo' essere in disaccordo con le soluzioni che Marx propone per risolvere il problema, ma ad oggi non si puo' negare che quel problema esista, o che la sua analisi sullo sviluppo nel tempo del capitalismo fosse sbagliata. Marx aveva infatti ragione: il capitalismo e' un sistema economico che non si puo' sostenere all'infinito, le classi sociali si stanno sempre piu' delineando su schieramenti lontani ed opposti ed i governi stanno difendendo gli interessi delle classi ricche e dei proprietari di capitale.
TIZIO: allora la tua anarchia si riduce a questo? un altro regime del partito comunista, i pogrom, epurazione delle classi ricche??
CAIO: vedi che ancora non ci sei? E' un altro discorso completamente diverso parlare delle soluzioni che Marx aveva delineato per risolvere il problema, tra cui la dittatura del proletariato, e poi la dissoluzione dello stato. Anche qui, la dittatura del proletariato a me suona di molto romantico ma inutile, una dittatura e' una dittatura e la creazione di una coscienza e' per me inconciliabile con un sistema dittatoriale. Ma Marx ha scritto in altri tempi, tempi in cui la dittatura era considerata come un mezzo come un altro per governare. Cosa che in effetti e'.
TIZIO: Allora mi stai dicendo ancora che secondo te dittatura e democrazia sono la stessa cosa? Che non esiste differenza? sono solo due modi per governare??? e allora dove sta la liberta', la giustizia, l'eguaglianza?
CAIO: Noi dobbiamo sempre decidere se una cosa e' buona o cattiva, e di conseguenza tutto quello che da li discende e' buono o cattivo. Noi abbiamo bisogno di dire che una dittatura e' cattiva rispetto ad una democrazia e' buona senza soffermarci sulle conseguenze di una e dell'atra per decidere.
TIZIO: perche' le conseguenza sono le stesse?? Tu che vivi negli USA hai gli stessi diritti di chi vive in Russia, o Cina??
CAIO: No. Ma questo non significa che la democrazia americana e il regime cinese non servono lo stesso scopo, e non creano le stesse problematiche e costrizioni. come faccio a dire che una e' buona e l'altra e' cattiva? In cosa quantifico l'efficienza della democrazia rispetto alla dittatura, dalla quantita' di cose che posso comprare e di cose che posso dire, o dalla qualita' delle cose che posso comprare e dalla qualita' delle cose che posso dire??? Se prendi un cittadino iracheno e lo metti in mezzo alla piazza rossa di Mosca ad urlare che Al Quaida e' la tua organizzazione preferita e poi gli fai fare la stessa cosa divanti alla Casa Bianca, quale dei due paesi pensi che ti concedera' piu' diritti?
Quindi, assestato che io potrei essere considerata comunista solo nella parte analitica della Teoria di Marx, nel suo descrivere le cose e spiegare le diamiche e le motivazioni alla base, torniamo alla nostra proprieta' privata. Proprieta' privata come diritto inviolabile dell'uomo.
Perche' la proprieta' sarebbe un diritto inviolabile?
TIZIO: Perche', secondo il nostro Locke per esempio, la proprieta' privata nasce prima ancora del governo, ed anzi questo ne e' funzionale alla preservazione e protezione. La proprieta' privata nasce con l'uomo.
CAIO: io credo che la riformulazione corretta e' che il desiderio di possesso nasce con l'uomo. E questa e' una cosa molto diversa.
TIZIO: Ma senti, persino la Bibbia ne parla quando ci dice che l'uomo possiede tutto cio' che c'e' sulla terra e ne puo' disporre a suo piacimento. E questo, per secoli e secoli, e' quello che l'uomo ha fatto. Disporre delle risolrse naturali, della terra, dell'acqua, degli animali, dell'aria , dell'energia dei protoni: l'uomo ha imparato ad usare e disporre di tutto a suo piacimento.
CAIO: Io nego l'esistenza di qualsiasi diritto di possesso delle risorse naturali. Nego l'esistenza della proprieta' privata come attributo del nostro essere umani, e questo peche' nego ogni diritto dell'essere umano di disporre del mondo a suo piacimento. Noi non disponiamo del mondo, noi lo abitiamo, noi ne siamo parte, ed una parte non possiede altre parti a lei eguali. Noi concepiamo la non proprieta' dell'uomo sull'uomo ma ci ostiniamo a pensare come normale la propieta' sull'acqua, sulla terra, sulle piante e sugli animali.
TIZIO: Non ti seguo, per quale motivo la propieta' dell'uomo sull'uomo dovrebbe essere concepira come la proprieta' dell'uomo sulle cose?
CAIO: Perche'? perche' qualcuno si e' dimenticato di osservare che la proprieta' sul prodotto del tuo lavoro non e' la stessa cosa della proprieta' sulle risolse naturali. Ogni volta che si parla di proprieta' privata e si nega che esista un diritto alla proprieta' privata la gente automaticamente pensa che non potra' piu' avere uno stereo, una macchina, la sua casa etc. La negazione delle proprieta' privata non e' questo: io nego la proprieta' privata come diritto di possere qualcosa che tu non hai prodotto e che puoi usare per controllasre le mie scelte, la mia vita e la mia sopravvivenza. Questo nego: io nego che l'esistenza di una proprieta' sulla terra ad esempio. Tu poi lavorarla, ed i frutti che tu produci con il tuo lavoro sono "tuoi"nel senso che tu ne disponi, ma la terra, quella non sara' mai tua, come mai tua sara' l'acqua, o l'aria. La proprieta' privata non e' un diritto umano naturale nel momento in cui in natura non esiste proprieta' privata, l'uomo nasce nullatenente, e senza alcun diritto di possedere. L'uomo puo' usare, l'uomo puo' modificare, ma l'uomo non possiede se non cio' che ha creato con le sue mani. La condivisione delle risorse naturali ' dall'altro canto una delle poche soluzioni possibili: il diritto alla vita e' un diritto valido per tutti e su di esso si basa l'assunto che tutto cio' che mi serve per vivere non mi puo' essere venduto, e non puo' essere posseduto da qualcun'altro, altrimenti la mia vita nasce da schiavo e da schavo rimarra' per sempre. La vita si basa sulla comunanza, nasce dalla comunanza del corpo e si sviluppa nella condivisione della vita. Lo stesso vale per le risorse naturali, lo stesso vale per la vita in comunita'. L'individualismo e' cio' che ha distrutto questa concezione del mondo, ma questo e' un altro discorso..