lunedì 25 giugno 2007

Um Salumoneh

Reportage fotografico da un piccolo villaggio che rischia in gran parte di scomparire dietro un muro. Gli abitanti cercano di difendere i loro mezzi di sostentamento, la loro vita.

Il villaggio di Um Salumoneh si trova a pochi chilometri da Betlemme, e a poche centinaia di metri dall'insediamento israeliano di Efrat, nel sud della West Bank. Lo scorso anno gli abitanti del villaggio si sono visti recapitare dall'Amministrazione Civile Israeliana gli ordini di confisca per circa 700 km2 di terra coltivata che sarà sottratta alla popolazione perché verrà a trovarsi dall'altra parte del muro, mentre altri 270 km2 verranno confiscati per la costruzione del muro stesso. Di questo passo, tutti i terreni agricoli appartenenti al villaggio verranno annessi dietro il muro o distrutti.

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19 GENNAIO Il villaggio di Um Salumoneh è un villaggio di contadini, le cui famiglie vivono praticamente del solo lavoro nei campi. Il comitato popolare del villaggio ha deciso di organizzare una manifestazione per protestare contro la confisca che nella pratica significa la distruzione di qualsiasi futura possibilità di vita per gli abitanti del villaggio.I residenti insieme con attivisti internazionali ed israeliani si trovano sulle terre del villaggio per protestare pacificamente contro la confisca illegale dal punto di vista del diritto internazionale.

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26 GENNAIO Samir, nipote del proprietario delle terre, continua a pregare anche dopo che la manifestazione si è sciolta. In quei campi ci è cresciuto e sperava di crescerci i propri figli a sua volta. Oggi si celebra il suo matrimonio sulla terra confiscata. Residenti dei villaggi vicini partecipano al matrimonio insieme ad internazionali ed israeliani, e la coppia dichiara il suo impegno l'uno verso l'altro e verso la terra del villaggio.

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2 FEBBRAIO Attivisti internazionali ed israeliani si sono dati appuntamento nelle terre appartenenti ai cittadini di Um Salamuna. Gli abitanti del villaggio si aspettano tra pochi giorni l'arrivo dei bulldozer per la costruzione del muro da parte di Israele I dimostranti prima pregano poi marciano verso il sito di costruzione israeliano.

Foto 4

27 FEBBRAIO I bulldozer israeliani arrivano sulle terre soggette a confisca, e cominciano il loro lavoro. Subito i contadini del villaggio chiamano attivisti internazionali ed israeliani per chiedrgli aiuto e fermare le ruspe. E' però troppo tardi per raggiungere il villaggio da Gerusalemme o dalle altre zone intorno e quindi le ruspe cominciano i lavori.


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28 FEBBRAIO Gli attivisti chiamati il giorno prima si recano nel villaggio per cercare di fermare i lavori. Li trovano una ruspa, due buldozer e quattro guardie della sicurezza privata ad aspettarli. Due palestinesi, cinque internazionali e sei attivisti israeliani salgono sui buldozer mentre questi stanno lavorando per impedirgli di distruggere i campi.

Foto 6

Due internazionali e quattro isreliani vengono arrestati e portati nella prigione di Gush Etzion. Tutti vengono rilasciati dopo poche ore a condizione di non recarsi più nel luogo della dimostrazione per i prossimi 15 giorni. Nessuno di loro ha opposto resistenza all'arresto.

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23 MARZO La zona dove si svolgono i lavori viene definitivamente dichiarata zona militare: finchè le ruspe si trovano sul posto nessuno può avvicinarsi o accedere al luogo. Per i proprietari dei campi questa è l'ultima volta che possono pregare sulla loro terra. I soldati, gli stessi che hanno arrestato gli attivisti un mese prima, li guardano pregare prima di mandarli via definitivamente dalla zona.

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18 MAGGIO I campi di Um Salumoneh non esistono più ma la dimostrazione del venerdì continua a svolgersi. Dimostranti e soldati ormai si incontrano su uno spiazzo di terra battuta, faccia faccia, senza toccarsi.

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Quando il contatto diventa inevitabile i dimostranti si siedono davanti ai soldati e gli parlano. "Andate a casa, dalle vostre famiglie, voi non dovreste essere qui, andate a casa. Noi non abbiamo nientre contro di voi e voi siete qui solo perché state obbedendo a degli ordini..voi non siete occupanti, ma chi vi manda lo è. Tornate nelle vostre case e lasciate che noi torniamo nelle nostre!"


Foto 10

25 MAGGIO Seduto sulle fondamenta del muro, Haled guarda i soldati, già pronti questa volta a ricevere i dimostranti. Lui non si alza, non marcia, non si scompone. Fuma la sua sigaretta e guarda assente soldati, giornalisti e dimostranti. Nei suoi occhi il suo campo è ancora li, nei suoi occhi il passato vive ancora..,nei suoi occhi non ci sono muri, ma l'infinita nostalgia di chi non può far altro che restare a guardare.

Note:

Per visionare le foto del reportage vedi:
http://www.antennedipace.org/antennedipace/indici/ind_96.html

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